Anche la NASA vittima dei pirati informatici

Un piccolo computer da 35 dollari manda in tilt i sistemi dell’Ente Nazionale per le attività Spaziali e Aeronautiche Usa

Può un piccolo computer da 35 dollari mettere in crisi la NASA? La risposta è .

Nei mesi scorsi (la notizia è stata data solo pochi giorni fa) un gruppo di hacker ha colpito la Rete del Jet Propulsion Laboratory dell’Ente Nazionale per le attività Spaziali e Aeronautiche degli Stati Uniti d’America, riuscendo, dopo essere entrato senza eccessive difficoltà in due delle tre reti Jpl primarie, ad appropriarsi di informazioni segrete relative alla missione del Rover Curiosity su Marte.

L’innocuo (almeno in apparenza) e minuscolo computer, chiamato Raspberry Pi, ideato sette anni fa per educare i bambini alla programmazione, è riuscito, grazie al suo o ai suoi pirati informatici, a compiere un’impresa che ha dell’incredibile, e cioè raccogliere circa 500 megabyte di dati all’interno dei sistemi della NASA. Tra questi, oltre alle informazioni sul Rover presente su Marte, anche alcune notizie sul regolamento internazionale del traffico di armi.

La causa principale che ha prodotto tale attacco informatico sarebbe da ricercare nel mancato aggiornamento al sistema che controlla i dispositivi che hanno accesso alla rete.

Naturalmente l’episodio ha messo in serio allarme i funzionari della NASA. Il rischio concreto, infatti, è che gli hacker possano mandare segnali negativi alle varie missioni spaziali umane che utilizzano i sistemi violati con tanta facilità.

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