Comuni italiani costantemente a rischio hacker

Più della metà delle amministrazioni italiane non si è adeguato al Gdpr. Federprivacy: “Fenomeno grave ed esteso”

Il Gdpr (il nuovo Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali) in Italia fatica ancora a prendere piede sia nel pubblico che nel privato. Se poi a dare il cattivo esempio sono le amministrazioni comunali, la questione si complica ancora di più. I dati di Federprivacy non lasciano spazio a nessun tipo di giustificazione: il 47 per cento dei siti ufficiali dei Comuni utilizza protocolli non sicuri ed è a rischio hacker. Il problema riguarda soprattutto il vecchio protocollo Http, considerato ormai irregolare per i principali browser presenti in rete. Inoltre il 36 per cento dei Comuni non rende noti i recapiti per contattare il Dpo (Data Protection Officer), figura obbligatoria la cui responsabilità è quella di valutare e organizzare la gestione del trattamento dei dati personali all’interno degli enti pubblici e delle aziende private. Una lacuna che non garantisce ai cittadini di esercitare nessun diritto, rendendo i loro dati personali un facile bersaglio degli hacker.

Lo studio condotto da Federprivacy evidenzia un fenomeno ritenuto “grave ed esteso che riguarda tutte le PA italiane”. Non adeguarsi al Gdpr, porta facilmente “i pirati informatici – come affermato dal presidente di Federprivacy Nicola Bernardi – ad intercettare e carpire dati personali inviati o ricevuti tramite form di contatto dei siti dei comuni, e l’utilizzo di queste tecnologie ormai obsolete li espone a potenziali rischi di data breach”.

Dati allarmanti, quindi, che vanno ad aggiungersi a una situazione tutt’altro che positiva nei ministeri, nelle Regioni e nei partiti politici.

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