Coronavirus: no alla raccolta di dati nel pubblico e nel privato

Il Garante della privacy vieta le iniziative “fai da te”. Bisogna seguire soltanto le indicazioni del Ministero della Salute e delle istituzioni competenti
La psicosi Covid-19 ha ormai invaso tutte le sfere della società e sta paralizzando non poco le attività lavorative di numerose aziende.
I tanti quesiti ricevuti negli ultimi giorni da soggetti pubblici e privati sulla possibilità di raccogliere, all’atto della registrazione di visitatori e utenti, informazioni sull’eventuale presenza di sintomi da Coronavirus e notizie sugli ultimi spostamenti (alcuni datori di lavoro hanno chiesto anche se sia possibile acquisire una autodichiarazione da parte dei dipendenti sull’assenza di sintomi influenzali e vicende relative alla sfera privata), hanno indotto il Garante della privacy a intervenire immediatamente sulla vicenda.
Antonello Soro ha tenuto, infatti, a precisare come sia nel pubblico che nel privato si debbano seguire alla lettera le indicazioni del Ministero della Salute e delle istituzioni competenti. Dunque, com’è ormai noto da tempo, chiunque abbia soggiornato nelle zone a rischio epidemiologico negli ultimi 14 giorni, dovrà informare la propria azienda sanitaria territoriale, anche mediante il proprio medico di base, a cui seguiranno poi gli accertamenti previsti dal protocollo.
Per quanto riguarda i datori di lavoro, nessuno, all’infuori di soggetti che svolgono istituzionalmente queste funzioni (e cioè operatori sanitari e, più in generale, il sistema attivato dalla protezione civile), è autorizzato a raccogliere “a priori, e in modo sistematico e generalizzato, anche attraverso specifiche richieste al singolo lavoratore o indagini non consentite, informazioni sulla presenza di eventuali sintomi influenzali del lavoratore e dei suoi contatti più stretti o comunque rientranti nella sfera extra lavorativa”.
Gli obblighi dei lavoratori
Il Garante ricorda che ogni dipendente che venga a conoscenza di eventuali situazioni di pericolo per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, dovrà segnalarlo al proprio datore di lavoro. Inoltre, il dipendente che, durante la sua attività lavorativa, dovesse venire a contatto con un caso sospetto di Coronavirus, dovrà subito informare i servizi sanitari competenti (anche tramite datore di lavoro) e seguire le loro indicazioni sul da farsi. In virtù di ciò, va ricordato che le autorità competenti hanno già previsto le misure di prevenzione alle quali ogni titolare dovrà necessariamente attenersi.
FONTE:
garanteprivacy.it
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