Mancate informazioni sui dati trattati, ammenda da oltre 200 mila euro

La decisione è stata presa dallo UODO
Colpita una società che trattava i dati da fonti accessibili al pubblico
Oltre 200 mila euro di ammenda per non aver fornito informazioni alle persone sui dati trattati. E’ la decisione presa dal presidente dello UODO (Ufficio per la protezione dei dato personali) Edyta Bielak-Jomaa che ha definito la violazione molto grave visto che riguarda i diritti e le le libertà fondamentali delle persone.
La violazione
La società presa in esame dallo UODO non ha informato le persone i cui dati sono stati elaborati del trattamento effettuato e, di conseguenza, li ha privati della possibilità di esercitare i propri diritti così come impone il Gdpr, il nuovo Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali. Una mancanza che non ha permesso ai diretti interessati di opporsi all’ulteriore elaborazione dei loro dati, per richiedere la loro rettifica o cancellazione. Secondo la presidente Edyta Bielak-Jomaa il responsabile del trattamento era consapevole dell’obbligo di fornire informazioni, quindi ha violato le norme intenzionalmente. Ecco perché è stato necessario imporre la sanzione.
6 milioni di persone senza informazioni
La società finita sotto la lente d’ingrandimento dello UODO trattava i dati degli interessati da fonti accessibili al pubblico, tra l’altro dal registro elettronico centrale e informazioni sull’attività economica, e trattava i dati a fini commerciali. Dall’indagine effettuata, è emerso che il responsabile del trattamento ha adempiuto all’obbligo di informazione fornendo le informazioni richieste dall’art. 14 (1) – (3) del GDPR solo in relazione alle persone di cui aveva a disposizione gli indirizzi e-mail.
Per quanto riguarda le altre persone, non è stato rispettato l’obbligo di informazione – come spiegato nel corso del procedimento – a causa degli elevati costi operativi. Pertanto, ha presentato la clausola informativa solo sul suo sito web. Un’azione considerata insufficiente dal presidente dell’Ufficio per la protezione dei dati personali.
Secondo l’accusa, la società non ha rispettato l’obbligo di informazione in relazione a oltre 6 milioni di persone. Su circa 90 mila persone che sono state informate del trattamento da parte dell’azienda, oltre 12 mila si sono opposte al trattamento dei loro dati. Una ulteriore dimostrazione di quanto sia indispensabile rispettare gli obblighi di informazione in ottica Gdpr.