Rischio Alexa, chi protegge la nostra privacy?

I dipendenti di Amazon Echo, grazie all’assistente vocale, registrerebbero tutto ciò che diciamo in casa o in ufficio
Guai a fidarsi totalmente di Alexa!
Per chi ancora non lo sapesse, Alexa è l’assistente vocale di Amazon ed è entrata stabilmente nelle case e negli uffici di molti utenti che si avvalgono delle sue prestazioni. Dall’accensione delle luci, all’ascolto di una canzone, da una ricerca in rete alla chiusura delle tende, basta porre una domanda al sistema basato su cloud che questo (per tutti appunto Alexa), puntualmente soddisfa tutte – o quasi tutte – le richieste del suo proprietario.
Secondo Bloomberg, però, ci sarebbe qualcosa che non va. La multinazionale americana che offre servizi di news, agenzia di stampa, radio, internet e pubblicazioni editoriali, dopo aver ascoltato le testimonianze di sette ex dipendenti di Amazon, ha rivelato che il personale di Amazon Echo ascolterebbe ogni giorno tutte le registrazioni vocali dei possessori del moderno assistente vocale, trascrivendole poi nel software allo scopo di rendere migliore per Alexa la capacità di comprensione del linguaggio umano. Il tutto verrebbe fatto per soddisfare completamente le richieste ai comandi vocali.
Verrebbe da dire grazie, ma una domanda sorge spontanea: che fine fa poi la privacy?
Sì, perché, per rispondere a tutte le domande che gli vengono poste ogni giorno, l’assistente vocale non può mai prendersi una pausa, che tradotto in parole semplici significa ascoltare tutto, ma proprio tutto quello che viene detto in casa o in ufficio. Quindi non soltanto ciò che gli viene chiesto, ma anche semplici dialoghi casalinghi o lavorativi.
Chi ci ascolta?
Ad ascoltare e registrare ciò che viene detto in casa o negli ambienti di lavoro provvisti di Alexa, sarebbero dipendenti Amazon sparsi in tutto il mondo che prima di accettare tale impegno, avrebbero firmato un accordo di non divulgazione. Bloomberg sostiene che ogni giorno sarebbero a disposizione dei dipendenti chat di gruppo per condividere le registrazioni quando qualcuno di loro ha bisogno di aiuto.
La difesa di Amazon
Amazon ha risposto all’attacco di Blomberg spiegando che esistono rigorose garanzie tecniche e operative e una politica di tolleranza zero per l’abuso dei suoi sistemi. A “La Stampa”, l’azienda di commercio elettronico ha dichiarato di prendere sul serio la privacy e la sicurezza delle informazioni personali dei clienti.
Domanda: bisogna fidarsi? Forse sarebbe il caso di chiederlo ad Alexa.
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