Soro: “80 app a persona vendono dati personali”

L’allarme del Garante della privacy che presto lascerà il suo incarico ricoperto dal 2012
Le app attualmente in circolazione in grado di tracciare le abitudini degli utenti, sono circa 80. E, per abitudini, si intende anche la tanto temuta posizione. “Ottanta per ogni persona che ha uno smartphone nel mondo”.
A rivelarlo, nel corso di una intervista rilasciata a “La Repubblica” è stato il Garante della privacy Antonello Soro, che nel corso del 2020 lascerà il suo incarico che ricopre da otto anni.
“In genere – ha dichiarato Soro – si pensa unicamente ai colossi del Web quando esistono aziende piccole e medie che raccolgono e vendono informazioni di ogni tipo su di noi. Fino ad arrivare a grandi banche dati dedicate a questo scopo delle quali la maggior parte delle persone non sospetta nemmeno l’esistenza”.
Ma chi pensa che il problema principale provenga esclusivamente dalla pubblicità, si sbaglia di grosso. “Il regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (Gdpr) offre tutele che altrove non esistono – prosegue il Garante italiano – ma tutto ciò non basta. Se su base quotidiana sai cosa fanno i cittadini, dove vanno e cosa comprano, hai un quadro della vita di un Paese. Un vantaggio geopolitico e tecnologico, l’intelligenza artificiale viene infatti addestrata su grandi quantità di dati. Chi ne ha di più e chi può raccoglierne senza troppi vincoli, si trova in una posizione migliore rispetto ad altri che invece proteggono le persone (come ad esempio la Cina, ndr). E purtroppo oggi non c’è nulla che impedisca ad una società di Pechino di raccogliere dati in Europa. Dovremmo avere uno scudo digitale, perché non abbiamo tutele né difese”.
In attesa di soluzioni concrete a tale problema, Soro propone una difesa semplice ma efficace. Per il Garante della privacy, infatti, le persone accettano di essere geolocalizzate con troppa leggerezza, o accedono a un servizio utilizzando le credenziali di Facebook, regalando di fatto alla rete tutte le informazioni sulla loro vita e sulle loro amicizie. “La cultura digitale – sottolinea – andrebbe insegnata dalla prima media e non parlo di come funziona uno smartphone, ma dei sistemi sociali, politici ed economici che sono alle spalle”.
FONTI:
repubblica.it;
adnkronos.com
app, Dati personali, garante privacy, gdpr, intelligenza artificiale