Weople, il Garante privacy italiano vuole vederci chiaro

L’app promette ai propri iscritti una remunerazione in cambio della cessione dei loro dati personali. Il caso arriva in Europa

Il Garante della privacy Antonello Soro vuole vederci chiaro e porta il caso dell’app Weople in Europa. Ma andiamo per ordine e cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando.

Cos’è Weople

Weople è una app che permette agli utenti di gestire i propri dati personali. Gli iscritti, in pratica, possono avere una ricompensa in cambio della cessione dei propri dati. Da quando in Europa è entrato in vigore il nuovo Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (Gdpr), chiunque, attraverso Woople, può chiedere alle grandi aziende in possesso delle sue informazioni sensibili, una copia di tali documenti e, se è il caso, revocare i consensi concessi precedentemente. “I dati – ha precisato il fondatore di Weople Silvio Siliprandi alla Stampa – vengono resi anonimi, li mischiamo, cerchiamo di farli fruttare sul mercato senza vendere l’identità di nessuno. A questo punto il 90 per cento del valore generato, che è variabile, lo restituiamo pagate le spese. Che stanno al massimo al 10 per cento”.

Le perplessità del Garante italiano

“A partire dai primi mesi del 2019  – scrive il Garante privacy Antonello Soro – sono state diverse le segnalazioni giunte all’Autorità da parte di imprese della grande distribuzione che lamentavano di aver ricevuto da parte di Weople numerosissime richieste di trasferire alla piattaforma dati personali e di consumo registrati nelle carte di fedeltà. L’impresa italiana, che gestisce la app e offre servizi di vario genere (offerte commerciali, analisti statistiche e di mercato), si propone infatti come intermediaria nel rapporto tra aziende e utenti chiedendo, su delega di questi ultimi, di ottenere le informazioni personali custodite presso grandi imprese allo scopo di riunirle all’interno della propria banca dati”.

Ciò che mette in dubbio Soro è la corretta applicazione del cosiddetto diritto alla “portabilità dei dati” introdotto, appunto, dal Gdpr, con “l’ulteriore complicazione – riporta sempre la nota dell’Autorità Garante – determinata dall’esercitare tale diritto mediante una delega e con il conseguente rischio di possibili duplicazioni delle banche dati oggetto di portabilità”. Il Garante privacy segnala poi un altro aspetto delicato sul  tema della “commerciabilità” dei dati, causata dall’attribuzione di un vero e proprio controvalore al dato personale. Su entrambe le questioni, il Garante ha chiesto al Comitato europeo per la protezione dei dati personali (Edpb) di pronunciarsi.

“L’attività di Weople – conclude Soro – può produrre effetti in più di uno Stato dell’Unione in ragione delle richieste di portabilità che potranno essere avanzate e delle questioni relative alla valorizzazione economica dei dati personali ed alla natura pro-concorrenziale del diritto alla portabilità”.

Fonti:
garanteprivacy.it;
La Stampa

cessione dati personali, garanteprivacy, weople